"come sei cresciuto".
una frase che si sente spesso, ammettiamolo.
parentado proliferante che sembra fluire dalle più remote fenditure dell’averno, volti ignoti e misteriosi, vocine trillanti pronte ad avvilupparsi al tuo corpo con un violento abbraccio alla carramba che sorpresa.
una frase strategica, che ti colpisce profondamente.
una verità insindacabile, un’inopinabile sentenza emessa con lo squittio fonetico che caratterizza i parenti caduti nell’oblio: tu non sai chi sono, ma loro ti conoscono benissimo.
sanno la tua età, la tua conformazione fisica, i tuoi interessi, addirittura la tua vita privata.
e tu non hai idea della loro provenienza: alessandria, ma quella vicino torino
o alessandria d’egitto?
potrebbe anche venire dalla fanculonia, tu li riconosceresti solo dallo spiccato
accento friulano.
"t’agg portadu li dulceddi, figghiu meu!"
e a quel punto scatta lo sguardo accondiscendente e il sorriso di circostanza più verosimile che tu abbia mai sfoderato, e che solo a un parente della lontana sicilia potresti omaggiare.
fin qui non sembra insorgere problema alcuno, davvero.
è una frase di rito, una banalità che va detta per tradizione, un bon ton riservato al parentame più stretto – e ai proprozii della patagonia.
"come sei cresciuto".
io lo accetto da uno che non vedo da due anni.
tre, quattro, cinque.
dieci, ai limiti del pazzesco e della presa per il culo.
ma questa frase.
opprimente.
detta da uno che non ti vede da tipo 16 anni – io ne ho 15.
ha dell’incredibile.
è il concime della simpatia commiserante che ti appropinqui a provare verso chiunque abbia un coraggio tale da pronunciarla.
"come sei cresciuto".
vorrei far notare – solo a scopo di cronaca – che l’ultima volta che mi hai visto ero mezzo nell’utero di mia madre e mezzo nei coglioni di mio padre.
non so se rende l’idea.
"salutali come si deve".
mia madre così si è pronunciata, appena prima della porta di casa di mia zia.
"come si confà a un vecchio amico che non vedi dallo stato di invertebrato".
è stata la mia illuminata risposta.
i parenti siciliani sono la miglior cosa che possa capitare a un monzese provinciale – perchè adesso monza fa provincia, sia chiaro.
riscopri le tue origini, le tue radici, le basi della tua genesi: mare, sole, spiaggia, cannoli.
e d’un tratto li adori tutti, dal primo all’ultimo.
misteriosamente.