family portrait (ovvero: quando il calcio e la figa diventano armi di separazione di massa)

Il mese scorso sono stato a Barcellona.
All’aereoporto c’erano appese qua e là delle foto di separatisti baschi a mo’ di ricercati – mancava solo la scritta WANTED, ma il contenuto era più o meno quello, dead or alive.

Poi sabato, tipo, guardavo il TG5 – l’unico telegiornale che penetra le mie mura domestiche (ma solo perché è preceduto e seguito da programmi d’interesse comune – leggi quia sic Mater voluit).
Insomma, ogni tanto caschi nell’inganno: credi di averlo metabolizzato, di essere immune dalle minchiate propinateci con un fervore talmente bambinesco da sembrare quasi innocente – quasi. E poi succede all’improvviso, quando meno te lo aspetti, mentre fagociti spensierato il tuo piatto di lasagne: quel servizio colpisce i tuoi padiglioni auricolari – così, senza pietà, colpito e affondato.

PADANIA vs REGNO DELLE DUE SICILIE.

Ho sputato le lasagne, sgranato gli occhi e affondato le unghie nella pagnotta.


Il Campionato del Mondo di Calcio delle Nazioni senza Stato.

Che boh, io ci vedrei bene i palestinesi, i rom, i curdi – i tibetani, cazzo, i tibetani.
Ecco, parentesi sul Tibet. Nel 1951 la Cina lo invade – così, a muzzo. I cinesi cazzeggiano un po’, profanano qualche tempio, stuprano qualche monaca, reprimono nel sangue qualche manifestazione pacifica – insomma, ordinaria amministrazione. Poi nel 1964, dopo aver messo in fuga il Dalai Lama, dichiarano il Tibet una loro "Provincia autonoma". Segue una "rivoluzione culturale" (leggi genocidio) ignorata dall’Occidente per motivi prettamente commerciali, ma questa è un’altra storia.

Ecco, ci vedrei bene il Tibet tra le Nazioni senza Stato. Ci vedrei bene un popolo derubato della propria Patria, della propria cultura, della propria libertà. Non due mandrie di esaltati i quali credono che il Dalai Lama sia un animale che sputa – quando in realtà sono loro quelli che sputano. Sputano sulle migliaia di patrioti morti per strappare l’Italia al dominio austriaco, senza i quali parleremmo tutti tedesco. Sputano sulle migliaia di partigiani morti per strappare l’Italia alla dominazione nazista, senza i quali parleremmo comunque tutti tedesco. E vi assicuro che il tedesco è fottutamente difficile. Io lo studio.
Sputano, anzi pisciano, pisciano sulle tombe di coloro che credevano nell’Italia Unita, pisciano sulla Costituzione, pisciano sui tappeti di quella che dovrebbe essere la loro casa.
Peggio: i borboni, definendosi "Regno delle due Sicilie", pisciano perfino sulla Repubblica stessa, anzi sulla Democrazia.

Il fatto che poi la Trota non tiferà Italia ai mondiali (cit.) e che per lui il tricolore «identifica un sentimento di cinquant’anni fa» appare quasi irrilevante se si pensa al buffo paradosso di suo padre, al Governo di un Paese dal quale vuole separarsi («la Padania un giorno sarà uno stato libero, indipendente e sovrano; saremo liberi con le buone o con le meno buone»).
Insomma, un po’ come se Alekos Panagulis fosse diventato Ministro delle Pari Opportunità in Grecia – grossomodo. Anzi, fosse stato eletto.

Meditiamo, gente, meditiamo…

***

Domenica sera. Ancora vagamente sconvolto, quasi intorpidito dallo shock dell’inverosimile incontro fra finte nazionali dello scatafascio, mi siedo a tavola pronto a sorbirmi la consueta dose di telegiornale, ma persuaso nel cuore che il buon vecchio Mimun non abbia intenzione di sputtanarsi completamente. E invece.

Miss Padania – la premiazione.
(Effettuata, tra l’altro, da Bossi senior in persona.)
Sul TG5. Il telegiornale nazionale.
And I was like – WTF.
Perché, dunque, non mandare in onda Miss Gennargentu? Perché non eleggere una Miss Greco Antico? But the best is yet to come. Infatti durante la manifestazione è stato assegnato anche il titolo di Miss Informazione Libera.
Assegnato a chi? A una sfigata delle tante, su quel palco solo in qualità di scenografia ad una commedia degli orrori molto ben architettata.
Assegnato da chi?
Da Emilio Fede.

Emilio Fede, informazione libera. Emilio Fede, informazione libera.
Emilio Fede. Informazione libera.

Potrebbe anche essere divertente, se solo non fosse divertente.
Cos’è, una presa per il culo? – Più o meno ho pensato questo, lì per lì. Poi mi sono reso conto che sì, è proprio una presa per il culo. Ma non una di quelle prese per il culo delle quali ti accorgi e poi si ride tutti insieme tra una birra e l’altra, senza rancore, peace and love. No, una di quelle prese per il culo fatte proprio per mettertela nel culo. Così, sulla fiducia.

Sarà stata una mia impressione, ma tutta l’attenzione concessa a Miss Padania non mi pare sia stata concessa neanche a Miss Italia. Intravedo un nesso logico tra questo e le affermazioni leghiste di cui sopra – ma non vorrei apparire malizioso.

Almeno una cosa va ammessa: ai Bossi, i separatisti baschi fanno gran pippe.
La prossima volta che vado a Malpensa devo fare più attenzione: chissà che tra un gate e l’altro non campeggi un loro ritratto di famiglia.

2 commenti to “family portrait (ovvero: quando il calcio e la figa diventano armi di separazione di massa)”

  1. sono la Patty:  sei grande!!! mi presti "un uomo"? Il mio é chissà dove….lol 

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